Obiettivo: aumentare la credibilità del settore in tempi in cui fare biologico non è più solo vocazione di nicchia, ma un vero e proprio business costantemente in crescita.
[caption id="attachment_25750" align="alignleft" width="550"] Convegno Assobio @ Sana 2016[/caption]
Se ne è parlato al SANA di Bologna in un appuntamento intitolato “Tutto quello che avreste voluto sapere sul bio ma non avete mai osato chiedere”. Un incontro a cui ha preso parte anche Rossella Bartolozzi, socia e CFO di Probios, in qualità di relatore ed esperta per fare il punto su un settore che è cresciuto del 20% nel corso dei primi mesi del 2016 e che, aumentando il numero delle imprese coinvolte, può diventare anche più vulnerabile.
Una domanda al centro del dibattito: Esiste il bio certificato al 100%?
A conferma dell’attenzione su questo tema, per contrastare i “furbetti” del settore, recentemente si è pronunciata anche la Corte di Cassazione che con una sentenza depositata a fine agosto ha “confermato il reato di frode in commercio per chi vende arance convenzionali spacciandole per biologiche indipendentemente dal profitto”.
L’interesse è molto alto anche per quanto riguarda i controlli dell’importazioni dall’est, come spesso accade per il miele di acacia.
Da parte sua Probios predilige prodotti e materie prime di provenienza 100% italiana e, solo nel 2016, ha ottenuto ben 3 certificazioni: quella di qualità conforme alla norma ISO 9001:2008, rilasciata dall’ente di certificazione internazionale DNV GL, che garantisce il primato della soddisfazione del cliente e il continuo miglioramento delle prestazioni dell’azienda; la conformità allo standard BRC (British Retail Consortium) Global Storage and Distribution e IFS Logistics, a garanzia della qualità, della sicurezza e del rispetto delle normative dei prodotti alimentari lungo l’intera catena logistica del food&beverage e allo standard IFS Broker, che garantisce la sicurezza e qualità dei prodotti, colmando la distanza tra produzione e distribuzione. [1]