La gente preferisce ora fare spese giornaliere, acquistare beni essenziali con un’incidenza crescente di alimenti freschi e cibi pronti ed evitare gli sprechi.
In altre parole, gli acquisti sono mirati sulle esigenze del singolo consumatore, a caccia della qualità e non più dello sconto. Episteme, società di ricerca sociale e di mercato, conferma il trend: “Negli anni della crisi si è sviluppata una certa elasticità sul tema qualitativo e ciascuno sceglie su cosa investire. Si spiega così [ad esempio] la crescita del biologico [pur] in una fase di contraddizione della spesa”.
Da questo scenario, emerge quindi l’immagine del nuovo consumatore: in grado di confrontare le notizie sui prodotti che acquista, più infedele e nomade, capace di spostarsi da un canale distributivo all'altro per cercare il mix ottimale di prezzo e qualità, più digitale e pronto a utilizzare le nuove tecnologie per acquistare online e risparmiare tempo.
Ne è la prova il fatto che l’e-commerce sia l’unico canale che negli ultimi anni ha segnato incrementi a due cifre nonostante lo scenario sfavorevole. D'altronde, il 70% degli italiani pensa che in futuro una parte degli acquisti transiterà via internet, con una prevalenza del no food (su piattaforme come Amazon), ma non solo. [1]