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Il pane quotidiano e' avvelenato



Il pane quotidiano è avvelenato
di Gabriele Bindi


La Germania e la Gran Bretagna lanciano l'allarme sui residui di glifosato nei cereali. In Italia il rapporto “pesticidi nel piatto” ci riserva cattive notizie. La scelta più sicura resta il biologico.


Il glifosato è l'erbicida più conosciuto e utilizzato al mondo. E ce lo mangiamo ogni giorno, consumando pane, pasta, brioche e ogni altro tipo di alimento trasformato a base di grano e altri cereali. Secondo il recente report della Soil Association (1), questa sostanza è regolarmente presente nei cereali in vendita in Gran Bretagna. Nelle indagini compiute nel 2011 dall'associazione si ritrova in 1 pane su 4. Mentre il monitoraggio compiuto dal governo inglese dal 2009 al 2011 confermano un'incidenza sempre maggiore dell'erbicida nel pane.
I dati che provengono dalla Germania sono ancora più allarmanti. La rivista tedesca Oekotest, dopo un attento esame di laboratorio, ha trovato tracce evidenti di glifosato in pani, pagnotte, pacchi di farina, confezioni di muesli e fiocchi d'avena. In particolare sono stati analizzati gli alimenti integrali, che anche secondo quanto dichiarato dall'associazione di molitori tedeschi (VDM), se non sono di origine biologica, sono più esposti a una contaminazione. La sostanza, anche se in percentuale minima, è stata ritrovata in ben 14 prodotti. Fa parte del nostro pane quotidiano.


La situazione in Italia
E in Italia? Sembra che non esistano dati precisi o ricerche di ampia portata su questo specifico inquinante. Gli italiani sono i più grandi consumatori di pasta e pane in Europa, e forse nel mondo, quindi in linea teorica sono più esposti all'assunzione ripetuta di queste sostanze.
Il report "pesticidi nel piatto" di Legambiente rivela la contaminazione di diversi prodotti alimentari, inquinati da diverse sostanze chimiche, tra cui il glifosato. Altroconsumo nel 2011 aveva realizzato un'indagine sulla qualità dei pasti nelle mense scolastiche, rinvenendo tracce di antiparassitari in almeno un terzo dei piatti analizzati e sollevando uno scandalo proprio sul pane. In due scuole di Genova, la Andersen e la Cantore, era risultato presente un altro pesticida, il diclorvos, il cui utilizzo è vietato in Europa.
Purtroppo il glifosato, riprodotto da diverse aziende con altre denominazioni commerciali, è un erbicida ad ampio spettro che viene comunemente impiegato in agricoltura, ma anche su scala domestica, in prodotti per la manutenzione di orti e giardini.
Tornando ai cereali, bisogna aggiungere che la coltivazione del grano duro, l'ingrediente principale della nostra pasta, oggi avviene anche in luoghi molto diversi per clima e tecniche colturali dall’area mediterranea. Accade così che il paese dei maccheroni e dei trecento tipi di pane sia uno dei principali importatori di grano su scala globale. Secondo Coldiretti oltre 1 miliardo di chili di pasta prodotta nel Belpaese è prodotto con grano extracomunitario. La più grande associazione agricola italiana sostiene che se non si acquista pasta certificata di grani italiani, si rischia di mangiare un prodotto altamente insalubre. Ma anche col prodotto italiano, a meno che non provenga da agricoltura biologica, in cui viene fatto espresso divieto sull'uso di erbicidi e lo sfalcio deve avvenire in modo meccanico, non possiamo sentirci pienamente tutelati.


Il pericolo ogm
Il glifosato crea una sorta di tossicodipendenza agricola. Più ne fai uso e più devi aumentare le dosi. Si accumula e persiste nel terreno per anni, distruggendo i microrganismi utili nel terreno ed essenziali per la vita delle piante, ma promuove anche la proliferazione di agenti patogeni che causano le malattie. Uno dei principali problemi causati dal suo impiego è il rapido emergere di erbe infestanti che diventano a loro volta resistenti al glifosato. La stessa Dow AgroSciences, che produce pesticidi su larga scala, sostiene che nel 2010 negli Usa oltre 12 milioni di ettari coltivati a soia erano infestati da erbacce resistenti al glifosato.
Quando i terreni sono infestati, gli agricoltori sono quasi costretti ad aumentare progressivamente le quantità di impiego di questo veleno, oppure devono applicare principi attivi differenti, arando in profondità i campi nel tentativo di seppellire più in basso i semi delle piante infestanti ed effettuando anche il diserbo manuale. Di fronte a questo problema, i furbacchioni della Monsanto e della Dow Chemicals hanno sviluppato nuove colture ogm resistenti a dosi maggiori ed erbicidi.
Così la Commissione europea sta valutando l’autorizzazione a coltivare 26 nuove varietà transgeniche, di cui 19 sono compatibili al glifosato.


Ma quali sono effettivamente gli effetti sull'ambiente e la salute umana di questo erbicida? La Commissione europea ha preferito posticipare di tre anni, al 2015, la revisione decennale delle verifiche sulla sicurezza del glifosato, probabilmente per evitare di affrontare un argomento molto dibattuto e controverso, e sicuramente scomodo alle grandi industrie dell'agroalimentare.
Dal punto di vista scientifico, diversi studi hanno rilevato una contaminazione diffusa delle acque da parte di questo erbicida, che ha una tossicità per la maggioranza degli organismi acquatici. In particolare un recente studio pubblicato sul Journal of Applied Ecology (2) mostra l’effetto letale che questo erbicida può avere su alcuni pesci, il cui tasso di sopravvivenza è ridotto anche per via della maggiore vulnerabilità ai parassiti.
Altri scienziati dibattono sulla presunta innocuità di questa sostanza per gli esseri umani, mentre gli agricoltori continuano noncuranti a spruzzarlo nei campi e noi continuiamo ad ingerirlo, in quantità difficili da calcolare. Un report pubblicato lo scorso anno da una squadra di universitari e giornalisti scientifici inglesi, irlandesi e brasiliani mette in luce le malformazioni causate agli animali di laboratorio provocate dal glifosato, un fatto di cui le autorità sarebbero state a conoscenza fin dal 1980.
Più recentemente, nel campo della ricerca c'è chi lancia altri acuti allarmi. Il noto studio francese guidato da Gilles Eric Séralini, che ha messo sotto accusa il mais ogm della Monsanto (3), ha ribadito la pericolosità del glifosato come dannoso per il sistema endocrino e riproduttivo. L'autorità europea di protezione ambientale (Epa) pone soprattutto l’attenzione sui casi di intossicazione che possono derivare da un abituale consumo di acqua contaminata da glifosato in quantità superiore al massimo livello di contaminazione ammesso: si possono avere danni ai reni e al sistema riproduttivo. Mentre alcuni studi francesi lo correlano all'insorgenza di linfomi di Hodgkin.


Vogliamo un pane pulito
Purtroppo il glifosato viene spruzzato anche poco prima della raccolta direttamente sulla pianta, per aiutare la maturazione delle spighe di grano. Finisce poi per essere utilizzato anche per legumi, patate e semi oleosi. Da questo si capisce che è molto facile che finisca velocemente nel piatto. E a quanto pare il glifosato supera anche la prova del forno, rimanendo stabile anche alle alte temperature.
Bisogna precisare che la parte esterna del chicco del cereale è quella più contaminata dai residui di fitofarmaci: gli integrali potrebbero risultare più esposti, ma anche le farine bianche non garantiscono nessuna purezza. In linea di principio si dovrebbe quindi sempre optare gli alimenti biologici anche per una categoria di prodotto così apparentemente innocua come il pane e i cereali. Non trattandosi di una contaminazione accidentale o di tipo ambientale, il metodo biologico può dare piena sicurezza sull'assenza di questa sostanza.


(1) Associazione inglese per l'agricoltura biologica.
(2) Kelly D. W. et al, “Synergistic effects of glyphosate formulation and parasite infection on fish malformations and survival”, Journal of Applied Ecology, Vol 47 n. 2 (2010)
(3) Vedi il nostro dossier “Ogm: pericolo reale”, TN dicembre 2012, pag 59.



BOX INFO
Quanto grano viene dall'estero?


GRANO DURO (milioni di tonnellate)
Produzione nazionale: 4,2
Importazioni: 2


GRANO TENERO (milioni di tonnellate)
Produzione nazionale: 3,3
Importazioni estere: 4


Fonte: Coldiretti