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Intervista al dott. paolo giomi, tecnico ispettore di bioagricert - i focus di probios



I Focus di Probios


Intervista al Dott. Paolo Giomi Tecnico ispettore di Bioagricert.



Cosa vuol dire essere un operatore biologico?
Tutti gli agricoltori, allevatori, trasformatori, commercianti, che utilizzano il termine BIO, Biologico, ECO, Ecologico, devono obbligatoriamente attenersi
al regolamento del consiglio dell’Unione Europea 834 del 2007, che fissa i principi generali, gli obiettivi, le norme di produzione nell’ambito del biologico e i divieti.
La produzione biologica deve rispettare i sistemi e i cicli naturali, è necessario mirare ad ottenere una produzione sostenibile, per quanto possibile, utilizzando processi produttivi biologici e meccanici, attraverso una produzione legata alla terra ed evitando l’impiego di organismi geneticamente modificati.
Se un operatore vuole coltivare, produrre e commercializzare biologico, deve notificare cioè comunicare all’autorità competente la propria attività scegliendo un ente di controllo autorizzato che, nel caso di Probios, è Bioagricert.
La norma prevede il divieto di utilizzo di fitofarmaci di sintesi chimica e, laddove non si riesca a gestire la produzione attraverso l’autodifesa dell’ecosistema, l’agricoltore utilizzi fitofarmaci e concimi di origine naturale.


Qual è il ruolo dell’organismo di controllo?
Il meccanismo è complesso e prevede molti ingranaggi: l’azienda di produzione/commercializzazione, l’autorità pubblica e gli Enti di controllo. L’azienda che volontariamente sceglie di produrre o commerciare prodotti biologici si sottopone ad una serie di restrizioni obbligatorie aggiuntive, dove la novità più significativa è quella di sottoporsi ad un controllo esterno indipendente, effettuato da un Ente autorizzato come per esempio Bioagricert.
L’azienda per rispettare la norma deve mettere in atto un autocontrollo di tutti quelli che sono i rischi aggiuntivi, esempio l’uso o la presenza di fitofarmaci o degli OGM, e deve evitare le contaminazioni con il prodotto convenzionale. A questo punto entra in gioco Bioagricert che, una volta stabilito in fase iniziale l’idoneità a produrre bio, effettua controlli periodici a verifica di quanto dichiarato in azienda.


Il controllo è efficace, si possono sentire tranquilli i consumatori?
Il controllo si basa su due momenti distinti: l’ispezione in azienda in cui si effettua un prelievo a campione di prodotto che verrà sottoposto ad analisi di laboratorio e, successivamente, la valutazione della documentazione.
Se non sono rilevate irregolarità o non conformità, l’Ente di controllo rilascia il certificato che permette la vendita del prodotto. Questo è il documento riconosciuto in ambito europeo ed internazionale per la vendita del prodotto biologico. E’ importante sottolineare che tutte le aziende sono ispezionate ogni anno e che il numero di visite e dei campioni sui prodotti dipende dalla dimensione dell’azienda, dalla complessità della produzione e della coltivazione. Esistono aziende con 5 ettari di prati naturali per il pascolo dove viene effettuata una visita annuale aziende ortofrutticole con centinaia di ettari dove vengono effettuate più visite anno e campionamenti di prodotto.
Naturalmente i controlli non sono sempre routinari, ci sono anche delle situazioni eccezionali e non sempre sono rose e fiori. L’azienda bio deve darci accesso completo a tutte le strutture, terreni e documenti necessari per svolgere il nostro lavoro: l’impedimento è sanzionato con la forma più grave che è l’esclusione senza potere rientrare nel sistema di controllo.


Si dice che non sia possibile fare bio in Italia in quanto ci sono numerose fonti di inquinamento.
Direi che è un altro dei luoghi comuni. Purtroppo non siamo in Nuova Zelanda, siamo un paese densamente popolato e antropizzato.
Quindi diventa impossibile pensare di avere solo bosco intorno. Uno degli aspetti di criticità per i produttori sono i confini. Questi devono essere protetti. Se i confini sono a rischio, ossia se il confinante può contaminare un prodotto facendo un trattamento a norma di legge, ma non possibile nel bio, si devono mantenere delle aree tampone, dalle quali il prodotto raccolto non potrà essere venduto come biologico.


Abbiamo assistito a qualche scandalo intorno ad alcuni prodotti bio, con un sistema di questo tipo, come può accadere ciò?
Partendo dal presupposto che in ogni contesto purtroppo c’è chi non rispetta la legge, ci sono state delle irregolarità anche nel nostro settore; ci sono state delle frodi che purtroppo hanno visto coinvolti anche Enti di controllo e questo deve servire per alzare il livello di attenzione sui controlli incrociati tra gli operatori.
Ma è necessario migliorare lo scambio dei dati tra gli Enti autorizzati.
Molti prodotti non conformi vengono bloccati e declassati dagli Organismi di controllo e questo fa parte dell’efficacia del sistema.
A volte sui media arrivano informazioni incomplete relative a sequestri di prodotto da parte delle Autorità che in realtà gli Organismi di controllo hanno bloccato in precedenza.
Il sistema quindi ha sicuramente dei margini di miglioramento: sarebbe auspicabile una sinergia fra associazioni di categoria, Enti certificatori ed il ministero, in modo da migliorare l’intero sistema e scambiare informazioni utili per far sì che il consumatore finale e tutti gli operatori del biologico siano sempre più tutelati.