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L'importanza della dieta per prevenire l'alzheimer



A Milano ha preso il via un progetto pilota per prevenire l’Alzheimer con uno stile di vita adeguato e una dieta mirata.

Secondo dati EuroCode e statistiche ONU del 2009, nella sola Europa sono 7,3 milioni le persone che soffrono di Alzheimer, di cui oltre 1 milione in Italia. Si tratta di un’emergenza globale, anche perché si stima che queste cifre potrebbero raddoppiare nei prossimi 20 anni.
Non esiste una cura capace di guarire questa patologia dai costi sociali elevatissimi. Per questo il progetto lanciato dall’Istituto Neurologico Besta, in collaborazione con altri ospedali milanesi (Policlinico, San Raffaele e Istituto Nazionale dei Tumori) è innovativo e di grande interesse perché intende tentare la carta preventiva della dieta, dell’esercizio fisico e dello stile di vita.

«Il progetto riguarda soggetti con declino cognitivo lieve» spiega il coordinatore scientifico, Fabrizio Tagliavini.
Come sottolinea Patrizia Pasanisi dell’Unità di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto dei tumori: «Finora abbiamo solo dati osservazionali sui possibili fattori di rischio della patologia. Con questo trial verificheremo per la prima volta la veridicità di questi dati».

Cucina fusion per il cervello
«La dieta che proponiamo mescola la tradizione mediterranea povera con la tradizione macrobiotica» specifica la Pasanisi. «Prevalentemente vegetariana, comprende cereali integrali in chicco, legumi, pesce due volte alla settimana per la presenza di omega 3, verdura e frutta di stagione. Per esempio, durante l'estate proponiamo riso integrale a chicco lungo con legumi e verdure, o cuscus con il pesce».
Particolare attenzione è dedicata proprio al riso integrale: come sottolinea Patrizia Pasanisi, è un buon antinfiammatorio, indicato quindi per prevenire le patologie come l’Alzheimer. Lo scopo è cercare di ridurre i fattori ritenuti predisponenti della malattia, tra cui appunto l’infiammazione e la sindrome metabolica. Entrambi sono favoriti da una dieta ricca di grassi e di alimenti raffinati, povera di antiossidanti e di micronutrienti in genere. In particolare si è osservato che le fluttuazioni glicemiche, tra le cause della sindrome metabolica, tengono per così dire occupato l’enzima addetto al controllo del peptide betaamiloide, che forma placche tra i neuroni causandone con il tempo l’atrofizzazione.

Mangiare per prevenire
Secondo alcuni studi (1), bastano tre piatti di vegetali al giorno per ridurre del 40% il rischio di Alzheimer nei successivi sei anni. Un ottimo nutrimento per il cervello sono le insalate e le verdure crude, ma anche spinaci, mandorle e semi di girasole, grazie alla ricchezza di vitamina E. Ovviamente servono anche altre vitamine: in prima linea troviamo l’acido folico, che in certi studi ha mostrato un’azione positiva sulla capacità cognitiva degli anziani. Tra i minerali di grande aiuto ci sono il cromo (cereali integrali) e il magnesio (verdure a foglia, banane ecc.). Contro l’infiammazione c’è la curcuma, da usare con il pepe nero per una maggiore efficacia. Ma tutti gli antiossidanti sono fondamentali contro l’invecchiamento precoce: spazio dunque a verdura e frutta, in particolare frutti di bosco, uva e agrumi, senza dimenticare tè verde e cacao. Meritano attenzione i cibi ricchi di lecitina (soia, tuorlo, semi oleosi), sostanza che contiene colina: questa viene sintetizzata dall’organismo in acetilcolina, un importante neurotrasmettitore che nei malati di Alzheimer diminuisce sempre più, impedendo la trasmissione dei segnali nervosi e contribuendo all’atrofia neuronale.
Infine un occhio di riguardo va riservato agli omega 3, la cui principale fonte vegetale sono i semi di lino. Da evitare invece i cibi ricchi di sale: l’ipertensione aggrava il rischio di Alzheimer del 40%. Attenzione anche all’equilibrio tra carboidrati e proteine perché, se i primi sono carenti, le seconde possono risultare in eccesso e influire sulle fluttuazioni glicemiche, predisponendo al diabete, al sovrappeso e alla sindrome metabolica. Per lo stesso motivo non bisogna esagerare con lo zucchero, soprattutto se raffinato.

Oltre la tavola
Benché gli studi relativi ai benefici dell’esercizio fisico contro l’Alzheimer non siano conclusivi (2), è ragionevole pensare che migliorare la circolazione tramite lo sport porti benefici anche al cervello. L’attività sportiva contribuisce inoltre a tenere sotto controllo la pressione alta e il sovrappeso, due possibili fattori predisponenti.
In ogni caso alcuni studi mostrano nei sofferenti di Alzheimer miglioramenti a livello cognitivo e a livello fisico, sulle capacità motorie compromesse dalla malattia.
Altrettanto importante è mostrarsi positivi e ottimisti nei confronti della vita, lasciare sfogo alla propria creatività, mantenere desto il cervello con interessi culturali diversi.
Anche le terapie rilassanti possono essere di aiuto: la musicoterapia, per esempio, rasserena e attiva l’emozione. Si è riscontrato che sui sofferenti di Alzheimer può avere effetti positivi perché favorisce l’attenzione, influisce sul coordinamento dei movimenti e sull’uso della parola.

Non aspettiamo i risultati del trial per adottare lo stile di vita suggerito dagli esperti:


PRIMA SI COMINCIA MEGLIO E'!  

(1). Per citarne solo alcuni: Morris M. C.,Evans D. A. et al, «Associations of vegetable and fruit consumption with agerelated cognitive change» Neurology October 24, 2006 vol. 67 no. 8 1370-1376; Joseph J. A., Shukitt-Hale B., Willis L. M., «Grape juice, berries, and walnuts affect brain aging and behavior», The Journal of Nutrition, July 29, 2009.
(2). Laurin D., Verreault R., Lindsay J. et al., «Physical activity and risk of cognitive impairment and dementia in elderly persons», American Medical Association, 2001.


Articolo completo su: www.aamterranuova.it