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Occhio all'etichetta delle uova



Galline strapazzate
di Giuliana Lomazzi (Terra Nuova Edizioni)


Dall'inizio del 2012 l'Unione europea ha messo al bando le minigabbie per l'allevamento delle ovaiole. Ma non tutti gli allevatori si sono adeguati, a discapito del benessere animale... e a spese dei cittadini.


La direttiva 74, emanata dalla Ue nel 1999 in tema di allevamento intensivo delle galline ovaiole, aveva l'intento di garantire ai volatili un miglioramento delle loro condizioni di vita in batteria. A ben vedere però, non si tratta di un provvedimento sufficiente o risolutivo: tanto per cominciare, non sarebbe stato meglio eliminare le gabbie?


Attualmente, quelle di vecchio tipo, grandi come un foglio A4 e poste su file di 6 piani, con ventilazione e luce artificiale forzata per aumentare la produzione, non lasciano spazio per muoversi, aprire le ali, razzolare o rotolarsi per terra. Questa vita del tutto innaturale provoca agli animali tutta una serie di patologie come osteoporosi e deformazione degli arti, ma non solo: molti diventano aggressivi fino ad arrivare alla pazzia, e non è raro che si verifichino casi di cannibalismo che gli allevatori prevengono tagliando loro il becco in tenera età, senza anestesia. Ecco quindi l'invidiabile routine delle nostre macchine da uova...


Le nuove gabbie volute dalla direttiva 74, dette “modificate” o “arricchite”, sono alte almeno 45 cm, ogni gallina ha 750 cm² di suolo a disposizione, almeno un nido e 2 abbeveratoi, 15 cm di posatoi, 12 cm di mangiatoia, una lettiera per razzolare e dispositivi per limare le unghie. Più spazio dunque, anche tra ciascuna fila di gabbie, tra le quali devono esserci almeno 90 cm, 35 tra il pavimento e le gabbie sottostanti.


Irregolarità e concorrenza sleale


A fine gennaio l'Ue ha richiamato 13 paesi, tra cui l'Italia, per il mancato rispetto della legge. In Europa sono 50 milioni le galline fuori legge, di cui ben 20 milioni in Italia. La procedura d'infrazione è già partita e presto gli italiani dovranno sborsare quasi 10 milioni di euro più la mora. A questo si aggiunge che in commercio si trovano uova, con etichetta irregolare, che non potrebbero essere commercializzate, i cui produttori attuano una concorrenza sleale verso chi si è adeguato.
La scorsa estate, in una lettera al ministro delle politiche agricole Mario Catania, gli assessori di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno richiesto una proroga al 2014.


La mobilitazione della Lav


La Lav (Lega Anti Vivisezione) si è già attivata per portare in tribunale gli allevatori irregolari e per sollecitare a far controllare i centri di imballaggio e confezionamento delle uova. Inoltre, l'ente italiano contro la vivisezione ha denunciato il rincaro delle uova da gabbia, quelle conformi alla direttiva, stimato intorno al 70%.
La resistenza degli allevatori, neanche a dirlo, è di natura economica: le uova in batteria costano meno. Già nei capannoni, e ancora peggio all'aperto, la produzione cala e si perdono più uova perché rotte, danneggiate o deposte fuori dal nido. Ma la convenienza dei produttori non deve andare a scapito degli animali né dei consumatori: occorre agire subito.


Che fare
- Evitare le uova da gabbia
- Scegliere pasta fresca, maionese, gelati, dessert al cucchiaio, prodotti da forno senza uova
- Preferire uova di galline allevate all'aperto, meglio se bio (ancora meglio se è possibile controllare direttamente dove e come vivono)
- Non esagerare con i consumi
- Ridurre drasticamente gli usi “superflui” (torte, pasta fresca, legante per impasti...)
- Visistae il sito della LAV www.gallinelibere.lav.it
- Chiedere alla direzione del supermercato che nei prodotti con il loro marchio venga indicata la tipologia di uova usate


La parola ai vegani


“Noi del Progetto Vivere Vegan non parliamo di miglioramento degli allevamenti, ma piuttosto della loro abolizione: gli animali non vanno schiavizzati, ma lasciati liberi di condurre la loro vita” afferma Dora Grieco, sottolineando che negli allevamenti intensivi le galline ovaiole non possono espletare nemmeno i comportamenti indispensabili per dare un senso alla loro vita come covare le uova o vivere con il proprio nucleo familiare.
Sfatiamo il mito che mangiando uova non si uccidono gli animali” rincara Dora. Dopo due anni di vita in condizioni abominevoli, le galline vengono macellate perché ormai improduttive. Prima ancora, però, i pulcini maschi finiscono nel tritatutto perché inutili. Nemmeno gli allevamenti bio sono rispettosi, aggiunge la Grieco, che invita piuttosto a salvare una gallina dallo sfruttamento tenendola nel proprio giardino.


Occhio all'etichetta (vedi foto allegata)


IT: paese di produzione (Italia)
001: comune
VR: provincia
001: nome o luogo dell'allevamento
Tipologia allevamento:
0: da allevamento biologico - le galline hanno diritto a uno spazio esterno di 4 mq a rotazione; nei capannoni non devono esserci più di 6 individui per mq, con trespoli, lettiere e nidi
1: allevate all'aperto – come sopra, ma senza mangimi bio
2: allevate a terra – in capannoni chiusi (vedi bio)
3: allevate in gabbia - questo numero può nascondere uova illegali
2/*** - data di scadenza (facoltativo)


Info: I numeri
40 milioni di ovaiole: le galline in Italia (2° produttore europeo)
220 uova: il consumo annuo stimato per ogni italiano. Oltre il 50% delle uova sono mangiate direttamente, per il resto vengono consumate in alimenti derivati come pasta, salse pronte, prodotti dolciari e così via.


Info - Adottare una gallina
Solo le galline che razzolano all'aperto possono offrire uova nutrizionalmente valide, con più vitamine A, E, D, B12, betacarotene e acido folico, e un miglior equilibrio omega 3/omega 6 (se in eccesso, questi ultimi sono infiammatori). Sul web si trovano vari siti nei quali è possibile adottare una gallina, anche a distanza, come www.stilenaturale.com