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Sosteniamo l'agricoltura contadina



Sosteniamo l'agricoltura contadina


Nell'anno internazionale dell'agricoltura familiare, lanciamo una campagna in difesa del ruolo del contadino per la sovranità alimentare e la salvaguardia dei territori.


Frasi come “sosteniamo l'agricoltura” o “la terra a chi la coltiva” non sono più sufficienti. Se si hanno davvero a cuore gli ecosistemi e il futuro delle prossime generazioni, bisogna sostenere chi la terra la coltiva con rispetto e dedizione.


Non tutte le produzioni agricole infatti sono sostenibili sul piano sociale, umano e ambientale. Possiamo addirittura parlare di una discriminazione in atto tra due modelli di grandezza e di qualità diversi: il modello di agricoltura industriale intensiva e quello dell'agricoltura contadina. Il primo modello, quello dominante e sostenuto dai grandi gruppi finanziari, impone un'omologazione delle colture e delle sementi, una produzione svincolata dai reali bisogni, e usa metodi di coltivazione tutt'altro che innocui per l'ambiente, le persone e la fertilità dei terreni. Oggi occorre invece dare pieno riconoscimento all'altro modello, quello che recupera la figura di un contadino contemporaneo, la cui finalità quotidiana è di vivere nel suo luogo, di coltivare e allevare per la propria famiglia e di vendere in modo equo i propri prodotti. Una figura che in Italia è ancora presente, più che in altri paesi europei, ma che è poco tutelata dalle leggi.


La Campagna popolare sull'agricoltura contadina, a cui fin dalle sue origini abbiamo dato il nostro sostegno, è nata nel 2009 con la spinta di associazioni impegnate sul fronte dell'agricoltura sostenibile e la sovranità alimentare. Il lungo lavoro svolto dalle associazioni aderenti ha prodotto una proposta di legge presentata lo scorso 10 ottobre in Parlamento, con l'obiettivo di dare statuto giuridico alla dimensione contadina come risorsa preziosa per il nostro futuro. Si richiede a gran voce una legge che come dicono i promotori “riconosca e sostenga le agricolture contadine in Italia, con norme adeguate per l'accesso alla terra, le produzioni e trasformazioni, per la difesa di sementi e razze locali, per le piccole aziende, per le reti di economia solidale. Per fermare lo spopolamento delle montagne e riportare agro-biodiversità nelle pianure”.


 


Così si combatte la fame nel mondo


L'agricoltura familiare può sfamare il mondo, l'agricoltura industriale no. Dopo aver sostenuto a tappe forzate l'industrializzazione dell'agricoltura con la cosiddetta rivoluzione verde degli anni '60 e '70, anche la Fao, il maggiore organismo delle Nazioni Unite che si occupa di debellare la povertà e la malnutrizione, ha dovuto ricredersi.


Dopo decenni di abbagliamento è arrivata a riconoscere il fallimento del modello agroindustriale, riscoprendo il ruolo dei piccoli agricoltori, gli unici che consentono di preservare la biodiversità, di presidiare il territorio, sostenere la sovranità alimentare. Forti di questo riconoscimento abbiamo ora il dovere di passare dalle parole ai fatti, visto che il 2014 è stato nominato dall'Onu come “anno internazionale dell'agricoltura familiare” con l'obiettivo di valorizzare la funzione degli agricoltori a livello familiare nella lotta alla fame e per la preservazione delle risorse naturali. In molti paesi in via di sviluppo, quelle a conduzione familiare rappresentano in media l'80% del totale delle aziende agricole.


Parliamo di piccole aziende di autoconsumo a bassa intensità tecnologica e di capitali, e con limitata vendita diretta in territori considerati spesso marginali. Fattorie dimenticate ai margini dell'economia produttiva, che in Italia sono storicamente molto forti. Secondo il recente censimento Istat sull'agricoltura italiana, il 67% delle aziende agricole italiane ha un reddito lordo inferiore ai 10 mila euro e rimane per sua natura escluso dalle politiche di incentivazione europea. A questa base si aggiungono le autoproduzioni delle innumerevoli pratiche di agricoltura informale, che forniscono prodotti alimentari per l'autoconsumo e lo scambio non monetario e che non sono stati ancora stimati. Si può ancora ignorare una realtà che, sempre secondo l'Istat, dà lavoro a oltre 3,5 milioni di persone?


 


Strategie e obiettivi


La politica agricola comunitaria agli Europei costa 60 miliardi all'anno. Al di là dei riferimenti alla sostenibilità in agricoltura e del sostegno alle piccole aziende, il corpus normativo nazionale ed europeo continua a sostenere principalmente un modello unico di agricoltura produttiva. Le aziende agricole di cui parliamo portano invece avanti una serie di valori “altri” rispetto alla produzione. Molte di esse si scoprono multifunzionali e vanno a sopperire alla carenza di servizi su scala locale. Altri sono produttori che fanno trasformazione e vendita di limitati quantitativi di prodotti nei circuiti della filiera corta. Si tratta di soggetti che hanno bisogno di agevolazioni fiscali e semplificazione riguardanti la lavorazione. “Per questo motivo la campagna si muove con due finalità” ci spiega il referente nazionale Roberto Schellino. “La prima è quella di riconoscere e sostenere le varie agricolture contadine con una legge quadro. La seconda è l'emanazione di norme e provvedimenti adeguati per coprire le singole esigenze”.


Ci si muove insomma su due binari, uno di tipo giuridico per dare un inquadramento generale e il riconoscimento di un modello socio-economico importante. E uno di natura più pratica, che richiede una spinta di carattere politico normativo, con l'emanazione di singoli provvedimenti che vadano a coprire le diverse esigenze di questo mondo sommerso che non può permettersi di sottostare alle medesime condizioni dei grandi produttori. “In agricoltura dobbiamo agire su più fronti perché ci sono competenze diverse” continua Schellino. “Alcune sono ministeriali, altre, come quelle igienico-sanitarie, sono proprie delle Regioni. A livello regionale stiamo infatti già lavorando sul tema della semplificazione delle normative sulla trasformazioni, in nome di quella flessibilità che le norme europee permettono, ma che in Italia non si applica abbastanza. A tipi di produzione diversi possono corrispondere tipi di normative diverse. Chi fa autoproduzione o adotta il ciclo chiuso non può certo rispondere alle stesse norme previste per un'azienda convenzionale”.


 


Non basta che sia piccola


L'agricoltura contadina ha diverse forme ed espressioni, prevalentemente legate alle forme di conduzione familiare, ma non in modo esclusivo. Sono in gran parte microaziende, ma si possono includere nella categoria anche realtà cooperative più grandi, che praticano agri-ecologia o si inseriscono all'interno di un'economia solidale e partecipata.


In questo senso, la campagna nel corso dei suoi quattro anni di vita ha avuto una sua evoluzione. “La prima petizione era molto concentrata sulla micro-realtà di autoconsumo o piccola vendita” racconta Schellino. “Ma questo modello è stato messo in discussione perché escludeva alcune realtà produttive che vendevano nelle reti di consumo o nei mercati di prossimità. Ovviamente parliamo in stragrande maggioranza di microimprese o piccole realtà, ma non si pone il distinguo netto tra micro e grande. L'accento viene posto sui modi di produzione e non sulla dimensione, perché la stessa piccola azienda può essere inserita o in un'agricoltura contadina o in una industriale. Facciamo un esempio: un'azienda familiare o di piccola scala può o vendere delle mele di varietà tradizionali oppure scegliere quelle brevettate, che non può riprodurre e in alcuni casi nemmeno vendere liberamente. In questo caso il processo produttivo si inserisce nell'agroindustria e non nell'agricoltura contadina”.


In questo modello le pratiche agronomiche devono essere conservative e sostenibili, con il controllo del ciclo riproduttivo, attraverso la riproduzione delle sementi locali e delle razze autoctone, o la trasformazione diretta dei propri prodotti. Si tratta di una scelta consapevole. E di una vera risposta al continuo spopolamento agricolo delle aree interne, con ricadute evidenti sul tessuto sociale ambientale: come beneficio occupazionale e come riduzione dei rischi, e quindi delle spese, per il ripristino idrogeologico, per la manutenzione dei suoli o la tutela della biodiversita?. In questo processo è mportante che il consumatore prenda coscienza del fatto che in gioco c'è la qualità del nostro cibo, la bellezza dei paesaggi, l'auto-sostentamento economico e il rapporto tra città e campagna. Ecco perché anche la tua firma può contare. Per ripartire dal settore primario alla costruzione di un nuovo mondo.


 


Sostieni anche tu la campagna per l’agricoltura contadina


- Visita la pagina agricolturacontadina.terranuovaedizioni.it per firmare la petizione, leggere gli ultimi aggiornamenti e scaricare materiale di approfondimento.


- Fai passaparola!


 


L'adesione del Comitato della società civile


Il 2014 è stato nominato Anno internazionale dell'agricoltura familiare per riconoscere il ruolo centrale dell'agricoltura familiare nella lotta alla fame e per lo sviluppo sostenibile. In tutte le nazioni hanno preso il via iniziative di sensibilizzazione da parte di istituzioni ed enti pubblici e privati. In Italia il Comitato italiano della società civile per il 2014 - Anno internazionale dell'agricoltura familiare IYFF" è nato nell'ambito del Comitato italiano sovranità alimentare (Cisa) ed è aperto alle adesioni di tutte le realtà solidali a questa agricoltura. Il Comitato ha fatto proprio anche il percorso della Campagna popolare per l'agricoltura contadina, sostenendola ed affiancandone l'azione verso il Parlamento, per l'approvazione di una Legge Quadro sulle agricolture contadine, così come proposto dalla Campagna popolare.


 


Chi aderisce alla Campagna popolare per l'agricoltura contadina


Agribio Emilia Romagna, Antica Terra Gentile, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, Associazione La Spinosa del Monte Peglia, Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentare, Associazione Rurale Italiana, Associazione Solidarieta? Campagna Italiana, Campi Aperti, C-Campo agricultura, Centro Internazionale Crocevia, Centro studi Quaderni d'Ontignano, Civilta? Contadina, Consorzio Le Galline Felici, Consorzio della Quarantina, Movimento Decrescita Felice Firenze, Movimento Ragnatela, Rete Bioregionale, Rete Semi Rurali, Terra Terra, WWOOF Italia


 


La realtà agricola italiana*:


-       Aziende non classificabili come imprese (reddito lordo inferiore ai 10.000 €):         62%


-       Aziende intermedie (reddito lordo tra 10.000 e 20.000 €):                                   16%


-       Imprese (reddito lordo oltre 20.000 €):                                                             21%


* 6° censimento dell’agricoltura Istat 2010